Siamo note stonate. Rapite, forsennate. La corsa di un'armonia. La pausa. Il silenzio.
Il vuoto che si riempie di tasselli, pensieri e gesti. Un vuoto che è lotta, elastico tirato.
Non si può che abbandonarsi a questo incanto di desideri, di righe non lette,
saltare a piè pari nel burrone dell'immaginazione.
Infinito scalpita quel mare che le onde gonfiano. Io osservo. Ascolto.
Scalpitante nella nuda attesa. Restio. Muro secolare, duro di crepe.
Scapole strette che alzano il viso. Il petto pronto ad accogliere.
Come uno scoglio.
Un blocco di pietra erosa che schiaffeggiato non si sveglia.
L'acqua è fredda, ti priva dei sensi. Occhi verdi.
Uno spillo più ostinato e preciso di mille spade sconquassa la carne.
Il sangue scende caldo, familiare.
Still Pedersen-Paradise
Nota:
Non è da me spiegare quello che scrivo, non lo farò nemmeno questa volta. Volevo aggiungere due parole "in libertà" solo perché le frasi sono uscite un po' sconnesse, mentre Philip Glass incedeva sul suo piano fino ad arrivare alle mie orecchie. La verità è che in un momento così strano, così (a volte) buio si fa fatica a spostare i piedi sul quel filo sospeso nel vuoto che chiamiamo vita, esistenza. Gli equilibristi sono la mia passione, ispirazione. Lo siamo tutti, indecisi ma obbligati a essere sicuri, quasi spavaldi altrimenti ti schiacciano. Ebbene io oggi mi spoglio. Provo un passo diverso, azzardato.
Mi fa paura l'amicizia, un vero terrore. Da quel giorno "rosso", da quel momento nulla più è stato normale. Esistono, per me, amicizie, al plurale. Quelle da birra al tavolo, quelle storiche, quelle frivole.
Esistono però anche quelle in cui un cosmo si svela e ti vuoi, puoi, permettere di essere solo e soltanto te stesso. L'anima fragile. Il ragazzo che fino a 20 anni non aveva un corpo, quello che per provare la sua esistenza si riempiva di cibo senza un limite, senza freni. Quello che oggi si guarda e vede solo difetti che ancora lo frenano, anche se sta migliorando. Quello che sogna, e le immagini diventano parole e disegni. Un eroe normale, forse. Ho paura di soffrire ancora per un'amicizia che decide di scappare da me. La cicatrice è ancora profonda. E se la guardo... mi ci perdo.
musica consigliata: Anima Fragile- Vasco Rossi