Dodicesima Puntata Hai presente quei momenti in cui il cervello affoga e tu, in cortocircuito, fai le più immani cazzate? Ecco, è s...

Non sembro uno qualunque? Non sembro uno qualunque?

Non sembro uno qualunque?

Non sembro uno qualunque?


Dodicesima Puntata

Hai presente quei momenti in cui il cervello affoga e tu, in cortocircuito, fai le più immani cazzate? Ecco, è successo anche a me oggi.

Un giorno qualunque, di quelli che ti chiedi se anche Leonardo non vedeva l'ora che passassero tutte e 24 le ore dell'orologio. Un giorno di quelli che guardi Twitter, ti passa la voglia di interagire col mondo intero, chiudi tutto e lì, proprio lì davanti a te, trovi incustodita da un secolo la scatola dei ricordi. No, non è una visione onirica, non ci sono né ragnatele né polvere. Cioè la polvere c'è, ma non sto tossendo in preda a un attacco di asma, anche perché, proprio mentre la apro, il mio corpo, dai piedi alle chiappe fino alle unghie dei piedi va in totale blackout. Sono quei momenti in cui capisci di aver avuto un passato, di aver vissuto momenti che non ricordi, che hai demolito con una palla di cannone senza considerare che un giorno, forse, da quell'enorme voragine avresti dovuto guardare. 

Ma prima lasciami dire una cosa. Non ho mai dimenticato. Mi è capitato di fare scivolare la maglietta che preferivo nel cassetto che non apro mai solo perché non mi sta più bene come dovrebbe. Ecco, volevo provare a essere semplicemente meno.. meno frettoloso, nervoso, pensieroso, e quindi oso, o meglio ho osato. Ho tentato di lasciare tutto in fondo al cassetto che non apro mai solo perché così, senza luce, nessuno avrebbe mai potuto ricordarmi di quel momento in cui quell'abito calzava a pennello. Sai qual è la cosa che non sopporto di un ricordo? Non riuscire ad afferrarne il sapore, l'odore. Come quando piove a dirotto e indossi un impermeabile. Sai che piove, vedi le gocce scivolare su di te ma non le senti. Tutto diventa talmente impalpabile quando penso a te che provo a toccare la mia pelle facendo lo sforzo di credere che a farlo sia un corpo estraneo. Sentire l'effetto che fa pizzicarsi la coscia, o forse di solito mettevi semplicemente le tue mani gelide nelle mie mutande, come un cretino in cerca di una sberla?

L'unica cosa che avrei dovuto fare era abbandonare la scatola al suo naturale e inesorabile oblio. Seppellire anche lei. Che poi sarebbe stato peggio. Sai, vero, che quando immagini una cosa la pensi sempre più bella, oscena, insormontabile, incantevole? Insomma è come un miraggio nel deserto, e corri anni per poi tenere fra le mani tanto passato e poco presente da vivere. Io so che non volevamo questo, so che ogni giorno era diverso, che ti saresti inventato un pensiero oscuro, un mostro da sconfiggere e che io, accanto a te, avrei coperto le spalle col mio mantello da eroe, un eroe normale, ma inesorabilmente pronto a smontare ogni tua costruzione mentale. E mi sentivo vivo mentre tu morivi. Mi sentivo come una scarica elettrica che mi attraversava, come se la tua energia passasse nel mio corpo e poi si disperdesse nel vuoto quando guardandomi mi dicevi che tanto prima o poi avresti vinto tu. Sarebbe stata una vittoria definitiva, nessun match point da giocare sudando, solo un attimo e il re è sotto scacco.

Quando ho chiuso la scatola sono uscito. Sigaretta in mano, Rayban neri e joggers: non sembro un ventottenne qualunque? Mi siedo al solito posto e fumo ancora, voglio farlo fino a non sentire più alcun sapore di questa giornata.