Non so bene come introdurre quello che ho scritto oggi. Vi rassicuro: non sono io il depresso, chi scrive si immedesima o rivive sensazioni ...

Solo per me. Solo per me.

Solo per me.

Solo per me.

Non so bene come introdurre quello che ho scritto oggi. Vi rassicuro: non sono io il depresso, chi scrive si immedesima o rivive sensazioni che hanno vissuto persone a lui vicine. Oggi è uscito questo fra una canzone e un panino al tacchino. Non so. Lascio a voi.


Lo sapevano tutti.
La verità galleggia davanti all’orizzonte, pietra pomice sulle onde brumose.
Ho stretto le ginocchia quanto più vicino al viso, ho lasciato che la testa si inarcasse indietro, che il sangue andasse un po’ alla testa per provare una vertigine.
Speravo che questo giorno arrivasse, volevo capire cosa sarebbe cambiato nella mia vita.
L’illusione della pagina rosa, di un sole caldo che non abbaglia, una pioggia che bagna i marciapiedi senza sfiorarmi.
Quando ti lasci vivere perdi contatto con le emozioni e galleggi, sospeso e incurante.
Se me ne fossi accorto prima non sognerei ogni notte di gettarmi giù da una rupe per provare dolore, non vorrei essere inseguito da uno sciame di pungiglioni sibilanti.
E scorre sempre quel tappeto rosso vermiglio, sotto i piedi, fra le costole e le mani; mi sporcherò l’anima e le giunture per non essere immune all'incedere dei passi, al battere di ciglia, all’ombra di un soffio fantasma.
Intanto la schiuma delle onde ricopre quella parte di me così esposta.
Ed è notte, una notte profonda e incolta, stridore di una sensazione di libertà che si spegne cigolando nel manto crudo e scorticato.
Tutti lo sapevano, ma nessuno lo vuole dire.
Un giorno non sentirò più negazione, la fobia di essere pauroso, un giorno non sarò più depresso.
Coglierò fili di nuvole per farne un paracadute, il viaggio è lungo se la notte è senza vento.
Sogno una giostra, vividi colori di ieri e quella melodia selvaggia di giochi e fango impiastricciato tra le dita.
Credo in un futuro incerto, in spinte dirompenti di sofferenza voluta e in gioie costrette a non scoppiare perché bloccate nella cassa toracica.
So che c’è un posto per tutti.
Il mio è laddove riuscirò a recuperare il moto sinuoso e leggero del piede morbido sulla terra che non mi trangugia ma mi accoglie e mi sostiene.
Tornare a essere.
Battito del cuore per una sensazione dimenticata.
Voglio e non vorrei. Posso e non potrei.
Fare. Per me.
Solo per me.

12 comments:

  1. l'ho riletto tre volte questo brano, perchè è così denso che una volta non basta. hai usato delle immagini molto evocative, per questo sembra quasi di viverlo.

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  2. Ti ringrazio Guchi. è bellissimo quello che mi dici. Still

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  3. @Microo, cosa non hai capito? in realtà essendo un breve racconto non c'è tantissimo da capire..comunque in caso se mi dirai ti spiegherò!
    Still.

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  4. "So che c'è posto per tutti"
    Rassicurante!

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  5. @I'mso, tranquillo non leggere..non è obbligatorio. io non amo i generi allegri,avvincenti e erotici quindi mi sa che ne troverai ben pochi qui! comunque la parola chiave la toglierò...prima o poi :p

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  6. @Inco, uhm un pochino, forse!

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  7. Sono belle parole le tue, e anche se non sono propriamente allegre, dici bene col dire che tutti hanno un posto. Prima o poi lo troveremo.

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  8. @I'msoguy, si tranquillo ci sto davvero pensando :)

    @Rano, grazie mille, e speriamo di trovare il posto!

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  9. mmm...ancora mi sfugge: un coming out? Che cosa tutti sapevano? di cosa non ti sei accorto?

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  10. @Microo, in realtà non essendo autobiografico non parla di me...

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  11. mmm...non c'entra che non sia autobiografico...lo trovo comunque un po' difficile stavolta...alla De Gregori...

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  12. rifaccio la domanda: che cosa tutti sapevano? di cosa non si È accorto il protagonista di questi pensieri?

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