Ho salutato Paolo velocemente, anche un po’ controvoglia.
Increspare insieme le lenzuola sarebbe stata una buona conclusione di serata, ma in fondo sento che è meglio star da solo. Se ci riesco.
La strada è buia e piena di pozzanghere, mi sembra quasi che non sia la stessa via che percorro ogni giorno per tornare a casa.
Mi stupisco sempre di come le cose più familiari siano anche quelle che meno sono pronto ad accogliere nei miei ricordi.
Non posso far a meno di pensare a quel “ti amo”.
Com’è possibile che nulla, nemmeno una cellula del mio corpo abbia gioito nel sentire quelle due parole?
Nasciamo per via dell’amore, o almeno voglio sperare che quella sera i miei si volessero davvero fondere; passiamo tutta la vita alla ricerca della persona giusta e poi quando potrebbe essere arrivata c’è il blackout.
“Pronto Po, che c’è?” sono scocciato, non volevo spezzare il filo della mia riflessione ma la suoneria del mio telefono è davvero fastidiosa.
“Niente volevo sapere se eri arrivato a casa..”
“Si sto aprendo ora il portone”
“Ah ok” mi sembra quasi deluso, è un attimo, subito tira un respiro e aggiunge “Se hai bisogno io ci sono!”
“Tranquillo! Grazie per sta sera”
Finalmente a casa. Ogni volta che entro mi sento meglio, mi ritrovo nelle pareti ingiallite e in quella piastrella della cucina rotta a metà.
So di non essere perfetto, so di non desiderare di esserlo.
Mi spoglio del buio della città e verso un bicchiere d’acqua.
La televisione mi guarda e riflette il mio corpo nudo, odio vedermi così eppure oggi è diverso, ho bevuto tanto, forse troppo, ma mi piaccio.
Ho come un capogiro, chiudo gli occhi e mi tocco le costole, sento che ho ancora la pelle impregnata del fumo del locale.
Mi sdraio a terra, sul pavimento gelato percepisco come una scossa che mi blocca ogni tipo di funzione celebrale.
“Po vieni, ti prego” rimango ancora qualche minuto lì tra il freddo e la luce azzurra del cellulare.
Stanotte mi sento fragile.
Nasciamo per via dell’amore, o almeno voglio sperare che quella sera i miei si volessero davvero fondere; passiamo tutta la vita alla ricerca della persona giusta e poi quando potrebbe essere arrivata c’è il blackout.
ReplyDeleteBreve ma intenso e molto bello.......... Ciao da Roma1974
ReplyDelete@Miky, uhm ti ha colpito quella parte?!
ReplyDelete@Roma, cerco di scrivere poco per far in modo che tutti possano leggere :)
Bello.Molto, molto bello. Non so se c'è del reale o del biografico lì dentro, ma sento che c'è molto di te.
ReplyDelete....la persona giusta.....scusa l'ermetismo:(
ReplyDeletelost
@Inconsapevole, sai che non so precisamente quanto di me ci sia nel racconto. Di quello che sono ora non c'è quasi nulla, di quello che ero 4-5 anni fa forse molto!
ReplyDelete@Lost, ti scuso ma solo questa volta ok? :)
io penso che ci sia sempre moltissimo di noi in ciò che scriviamo, anche se lo riversiamo inconsciamente, anzi, forse proprio per questo. talvolta uno se ne accorge solo rileggendo a distanza di tempo, con più distacco. secondo me hai reso bene qui il senso della fragilità e anche della confusione interiore.
ReplyDelete@Carolina, si certo qualcosa di noi c'è sempre in quello che scriviamo, queste cose, ossia la fragilità e la confusione interiore,si riferiscono al passato però :)
ReplyDeleteE' sempre una piacere fare un salto qua. Bravo.
ReplyDeleteBello questa terza puntata, un pò mi ci rivedo specie nella voglia di stare con qualcuno ma poi voler fuggire per stare con i miei pensieri per poi sentirmi solo e volere la compagnia di qualcuno.
ReplyDeletebuon per te, se le hai lasciate laggiù!
ReplyDeleteche bello still ;) molto sentito...
ReplyDeleteBhe, tutto in generale, ma quella parte in particolare ;)
ReplyDelete@Rano, grazie anche a me piace passare da te :)
ReplyDelete@Carolina, incrociamo le dita :)
@I'msoguy, oddio non credo di essere così bravo..ma grazie mille :)
@Loran, a volte siamo complicati vero?
ReplyDelete@Rafaele, Grazie caro mio :)
@Miky, capisco :)
dolce...intenso, ma mi ha turbato un po'...
ReplyDelete@Microo, come mai ti ha turbato?!
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