Mi inabisso in una coltre nebulosa, le gambe, le braccia, graffiate da te che mi vuoi far sprofondare. Sento che il fiato non manca...

L'abisso precario di un'anima stanca L'abisso precario di un'anima stanca

L'abisso precario di un'anima stanca

L'abisso precario di un'anima stanca


Mi inabisso in una coltre nebulosa,
le gambe, le braccia, graffiate da te che mi vuoi far sprofondare.
Sento che il fiato non manca,
ma il petto è privo di forza, ammutolito da un grido costante ed esausto.
Il blu di un cielo diventato obiettivo è ancora in alto,
troppo distante per le mani, troppo vicino al cuore.

--- segue una stupida riflessione ---

Esiste solo una verità.
Non esistono gabbie dorate. Non esistono gabbie che ti permettano di vedere il cielo.
Chi ti vuole semplicemente incasellato, imprigionato in un ruolo da continuare a recitare in ogni variazione dell'arco spazio-temporale è un dittatore delle tue emozioni.
Se metti un solo piede in questa vertigine, se lo fai anche solo per gentilezza, rischi di perdere l'equilibrio e lasciare che sia il nero a inghiottirti.
Ribellarsi non è così semplice, hai mai provato la difficoltà di nuotare contro corrente? hai mai pensato di poter essere spazzato via da un vento senza limiti?
Si sta, come d'autunno, sugli alberi, le foglie.
E la precarietà diventa condizione dell'anima.