Pensieri di un "lavatore" di piatti.

Sono qui che metto ordine in cucina. Sembra essere passato un esercito, invece eravamo in tre. Mi piace sorridere con voi, mi piace essere a casa, perché casa non è solo un edificio. Mi godo quel momento di silenzio dopo il banchettare conviviale di questa cena. Lavo i piatti con la schiuma che mi insapona le mani nude, sento il tintinnare delle stoviglie e il rumore stridulo della spugna. Accompagno tutto con quei pensieri che ti vergogni a fare a voce alta. Mi tocco le costole, ora le sento bene dopo molto tempo, tu hai paura che mi faccia prendere dall’euforia di una dieta selvaggia, ma non è così, oggi ho comprato anche la cioccolata. È che quando perdo peso sto meglio. Lo ammetto a volte l’euforia di salire sulla bilancia e vedere scendere quei numerini mi esalta talmente tanto da aver paura. Si, ho già dato con i disturbi dell’alimentazione, ma non mi sentivo compreso, accettato. Stavo male, ora sono sereno ed è per questo che ho tutto sotto controllo. E poi per andare sotto peso dovrei ancora perderne di carne. La folla mi ha sempre fatto paura. Una paura morbosa. Oggi camminando per il supermercato non mi sono accorto che ci fosse tanta gente. Chissà magari un giorno passerò fra le corsie tirandomela perché mi sento un figo della madonna. La verità è che non esiste magrezza, grassezza, esiste solo il sentirsi bene con sé e con gli altri e nessuna dieta ti dona nulla. Il pollo arrosto avanzato lo metto nel contenitore blu, domani insalata fredda.